In memoria di Luis Sepulveda
“Forse non sa volare con ali d’uccello, ma ad ascoltarlo ho sempre pensato che voli con le parole”.
Luis Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Salani 1996.
Oggi, 16 aprile 2020, il Coranavirus si è portato via anche Luis Sepulveda, lo scrittore nato in Cile nel 1949. La sua vita, così lo ricorda il Corriere della Sera, è quella di un uomo in fuga, dal Cile di Pinochet e dalle altre dittature del Sudamerica. Per approdare in Europa, dove diventa uno degli scrittoi più popolari. Impegnato in tante battaglie, sempre in guerra contro un potere tiranno, Lucho stava da parte degli oppressi, quelli che la legge dei padroni considerava banditi, fuorilegge. Narrare, scrivere per lui è sempre stato un modo per difendere le idee, denunciare i soprusi, le infamie, ricordare i compagni caduti, gli esuli, gli indios dell’Amazzonia che un sedicente progresso condanna all’estinzione. Una vita, quella di Sepulveda, in cui letteratura e lotta politica sono state sempre unite. Nell’impegno di far sì che la memoria di chi fu eliminato dalla dittatura non sia cancellata. Alcuni, diceva, non hanno nemmeno una tomba, che almeno la letteratura serva a tener vivo il loro ricordo.
I suoi romanzi spaziano tra varie tematiche, anche molto differenti tra loro. Luis Sepulveda è un autore in grado di essere deciso e rabbioso, ma anche dolce, toccante e raffinato. Tra le sue opere più famose c’è la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, il toccante racconto trasportato poi su pellicola per il cinema italiano da Enzo D’Alò – La gabbianella e il gatto – un film al quale lo stesso scrittore partecipa prestando la sua voce al personaggio del Poeta.
Noi, oggi, lo vogliamo omaggiare così.